AL TEATRO DELL’EFEBO: ANTIGONE, CREONTE E GLI ERRORI DELLA POLITICA
Testo e foto di Diego Romeo
La riapertura alla città del Teatro dell’Efebo costituisce per la provincia regionale di Agrigento una sorta di riparazione, quasi un risarcimento dopo il dissennato acquisto pertre miliardi di vecchie lire della struttura enorme del Teatro delle Panatenee. Acquistatatrent’anni fa la struttura rimase inutilizzata a marcire per qualche anno nelle vicinanze del Villaggio della Gioventù di Raffadali. La demolizione fu decisa dopo che un ragazzo vi perse la vita cadendo da quelle strutture rugginose. Oggi i sogni teatrali tornano ad albergare nella provincia regionale dando un rinnovato slancio ad una istituzione che intende essere “necessaria” politicamente e amministrativamente.. Diventano quindi tre i poli teatrali della nostra città se si annoverano il Teatro di Giunone del Parco Archeologico e il Teatro Pirandello del “municipio” che nei social si comincia a chiamare “punicipio” in ricordo del cabaret di Michele Guardì. Inevitabilmente una buona rivalità (per fare sempre meglio) sarà la cifra del futuro e diciamo subito che come primo spettacolo della stagione, il Teatro dell’Efebo assesta un colpo micidiale agli spettatori “paganti” che si ritrovano con una Antigone di Sofocle, anche se riassuntata,, che costringe alla riflessione sul potere politico e sugli errori della politica. Errori di Antigone (Giulia Galiani) e di Creonte ( la regista Cinzia Maccagnano che in stile elisabettiano risolve la maschilità tebana). Dicevamo “colpo micidiale agli spettatori” solo che tra questi c’erano il sindaco Miccichè, il vice sindaco e il presidente del consiglio comunale. Un terzetto che in tema di errori politici e amministrativi avrebbe molto da dire alla città. Lo abbiamo scritto da sempre: con il teatro c’è poco da scherzare e non teme né le derive meloniane né le derive Schleiniane. Il divieto di Creonte a seppellire Polinice, sta lì a impallinare la povera Antigone che trasgredisce, morendo poi suicida e trascinandosi dietro i cadaveri della famiglia creontina inutilmente avvertita da virulente profezie.. Un divieto di sepoltura che ha fatto discutere per secoli e che recentemente un politico avveduto come Luciano Violante vi ha dedicato un saggio: “Insegna Creonte”.Violante ricorda che “la ragione che si chiude in se stessa diventa una mente in delirio e che lo spirito di rivalsa dettato dalla illusione di ripristinare la propria autorità aggrava l’errore iniziale nuocendo alla comunità e alla polis”. Tutto sommato, sotto questo aspetto la Provincia Regionale si è rivelata “necessaria” alla dialettica politica, staremo a vedere se riuscirà ad essere palestra di politica senza l’illusione di credere al “Risveglio degli dei”che tra qualche giorno ci propina il Parco Archeologico. Divinità lontanissime dai politici di oggi, piuttosto somiglianti agli “spettri siciliani” raccontati da Beniamino Biondi.