L’acqua dal mare? No, sotto terra!
Il prefetto di Agrigento accoglie oggi il capo della Protezione civile siciliana: “Contro la crisi idrica si battano i sindaci. Scavino pozzi e comprino le autobotti. A due passi dal mare”.
I sindaci agrigentini sono andati nei negozi di attrezzi per l’agricoltura. E hanno comprato scarponi, zappe e pale. Perchè l’emergenza idrica in Sicilia bisogna risolverla scavando all’urbina. La Protezione civile regionale ha afferrato la patata bollente della crisi e l’ha buttata nelle mani dei sindaci: “Sindaci, zappate e trovate l’acqua sotto terra delle vostre città. E non rompete le scatole nè al Prefetto, nè alle “cabine di regia” regionale e nazionale, nè alla Protezione civile regionale e nazionale, nè al ministro Musumeci, a nessuno”. Sì, è così, per quant’è vero Iddio. Il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, oggi vigilia di Ferragosto spalanca le porte del palazzo della Prefettura e accoglie il capo della Protezione civile siciliana e coordinatore della “cabina di regia” regionale per l’emergenza idrica, Salvo Cocina. La Sicilia è circondata dal mare, risorsa infinita. E’ naturale che (poichè oggi si discute della provincia di Agrigento) si progetti subito per la provincia di Agrigento l’installazione di un nuovo impianto o la riattivazione del dissalatore di Porto Empedocle. E ciò in somma ed estrema urgenza, scavalcando gelosie politiche, tempi tecnici, consulenze, gare e mazzette. Milioni se non miliardi di euro sono subito dirottati al nord in caso di calamità, disastri e quant’altro accadesse al nord, già nelle prime 24 ore dopo l’avvenimento infausto. In Sicilia, nell’Agrigentino, si è a secco, le persone sono disperate, l’agricoltura è morta, il turismo è in accanimento terapeutico, e la soluzione annunciata non è l’unica ovvia e logica, ovvero il dissalatore. Il rimedio è che la gestione dell’emergenza è affidata ai sindaci, che dovranno scavare nel proprio territorio comunale e trovare l’acqua, a 100 metri dal mare. Incredibile. E poi i sindaci devono comprare le autobotti, e il costo sarà rimborsato dalla Protezione civile. Ad aprile l’Aica ha lanciato l’allarme esaurimento idrico. A maggio, giugno, luglio, fino a Ferragosto si è ciarlato. Adesso tutte le ciarle hanno partorito la sola ricetta indegna: i pozzi (roba da pazzi) che scaveranno i sindaci per trovare l’acqua, o i pozzi privati che i sindaci strapperanno dalle mani dei privati (ma dove sono? ma quanti saranno? ma quando mai?). E poi le autobotti, tantissime, perchè bisogna rifornire circa 400.000 agrigentini tra capoluogo e provincia, con l’acqua dei pozzi. Ecco il “modello Genova” siciliano e agrigentino. Davvero “Cristo si è fermato a Eboli”. E non è un romanzo. Purtroppo.
teleacras angelo ruoppolo