Sparatoria Zambuto, Cassazione: “E’ omicidio per errore”
La Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Agrigento: alla concessionaria Zambuto la morte di Di Falco è stata un omicidio per errore e non per legittima difesa.
Secondo la Procura di Agrigento, il concessionario d’automobili al Villaggio Mosè, Calogero Zambuto, deviando, con una mossa imparata da militare, il braccio di Roberto Di Falco che ha impugnato e gli ha puntato una pistola contro, avrebbe determinato involontariamente l’omicidio per errore di Di Falco. Invece, secondo il Tribunale del Riesame non si è trattato di un omicidio per errore ma di un omicidio per legittima difesa, ovvero Zambuto deviando il braccio di Di Falco, avrebbe reagito all’intenzione di Di Falco di sparargli. Il Riesame ha quindi annullato l’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Agrigento. La Procura si è opposta e ha presentato ricorso in Cassazione. E adesso la Suprema Corte ha condiviso la ricostruzione di quanto accaduto da parte della Procura. E dunque gli atti sono nuovamente sul tavolo del Tribunale del Riesame per una ulteriore valutazione. Nel frattempo lo scorso 18 agosto il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Gaspare Bentivegna, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai tre indagati di Palma di Montechiaro a seguito della sparatoria nel pomeriggio di venerdì 23 febbraio scorso ad Agrigento al Villaggio Mosè nel parcheggio antistante l’auto-concessionaria di Lillo Zambuto, “LZ AutoXpassione”. Il dottor Bentivegna contesta ad Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima Roberto, 38 anni, Domenico Avanzato, 36 anni, e Calogero Zarbo, 40 anni, l’ omicidio per errore. Zambuto, reagendo d’istinto, ha deviato la canna, e l’esplosione ha colpito Roberto Di Falco. Angelo Di Falco avrebbe raccolto la pistola e avrebbe tentato di sparare contro uno dei due figli di Zambuto, ma l’arma si è inceppata. Ecco perché si contestano anche le ipotesi di reato del tentato omicidio di Zambuto e il porto abusivo d’arma da fuoco, ancora non trovata. Una valutazione diversa di quanto accaduto è stata sostenuta dal Tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Antonia Pappalardo, che lo scorso 15 marzo ha annullato l’ordinanza del collega di Agrigento, Giuseppe Miceli, per la contestazione del reato di omicidio per errore ai tre palmesi arrestati. Secondo la dottoressa Pappalardo la tesi del giudice Miceli è corretta ma non si è trattato di ‘omicidio per errore’ ma di un omicidio per legittima difesa. Il concessionario di auto, Zambuto, quando ha visto spuntare la pistola e l’ha spostata deviando il colpo sull’addome di Roberto Di Falco, si è solo difeso da un tentativo di omicidio ai suoi danni. La sua condotta, quindi, deve essere scriminata, mentre ai tre indagati è da contestare il tentato omicidio ai suoi danni e non l’omicidio per errore di un componente del loro commando, ossia Roberto Di Falco.
teleacras angelo ruoppolo