A RACALMUTO LA “BENEMERITA” RICORDA IL CARABINIERE GIUSEPPE ESPOSTO
di Paolo Cilona e Diego Romeo
La Benemerita non dimentica mai i suoi Carabinieri. Un filo del passato unisce il presente e come diceva Marco Tullio Cicerone la vita dei morti sta nella memoria dei vivi. Alla presenza di un folto pubblico, del sindaco Bongiorno e delle autorità civili e militari,Racalmuto, nella sede della “Fondazione Sciascia”, ha ricordato la figura del Carabiniere Giuseppe Esposto vittima del dovere ucciso per mano della banda di Salvatore Giuliano. Fu una stagione triste per l’Arma dei Carabinieri con un risultato impressionante dove caddero in difesa del Paese ben 80 Carabinieri. Una furia assassina contro le forze dell’ordine. İ banditi attaccarono la caserma di Bellolampo. Da Palermo giunsero i rinforzi per una vasta quanto difficile battuta. Durante il ritorno nel capoluogo un camion dei militari venne fatto saltare su una mina anticarro. Perdettero la vita sette militari dell’Arma, mentre altri undici restarono gravemente feriti. La storia di quei giorni ci aiutano a capire il sacrificio, la abnegazione e il valore dei Carabinieri. Uomini in divisa animati da un forte impegno rivolto alla difesa del Paese, della legalità, delle istituzioni e delle popolazioni. Guai a dimenticare le vicende del passato.. Nel convincimento generale, come bene ha raccontato il relatore Gen. Governale, i Carabinieri sono uomini che in piena libertà e determinazione hanno scelto di servire al meglio il Paese. Del resto la storia dell’Arma è la storia del popolo italiano che vede in essa il presidio di legalità e di tutela del territorio nel rispetto della legge. İl ricordo del sacrificio del carabiniere Esposto, è sempre vivo tra la gente di Racalmuto e soprattutto nell’Arma. E proprio nella terra della ‘Ragione’ il figlio prediletto Leonardo Sciascia amava dire:”İ Carabinieri! Quei loro rapporti di dubitante ortografia, senza grammatica, senza sintassi, con frasi curiosamente toscaneggianti o auliche, che parevano venir fuori da ricordi danteschi o dal teatro d’opera (e ogni tanto la parola che affiorava dai dialetti meridionali che tentavano di travestire e di conculcare): quei rapporti erano-pensava il giudice- le uniche verità che in Italia corressero. Non tutti e non sempre, si capisce, ma quasi sempre e quasi di tutti ci si poteva fidare”...(trattò da “A porte aperte del 1987).