CronacaPrimo Piano

Messina Denaro e Lorena: “Non sono una criminale”

Lorena Lanceri, già presunta amante di Matteo Messina Denaro, ha reso dichiarazioni spontanee prima della sentenza d’appello: “Non sono una criminale. Mi faceva stare bene”.

Nella foto, tratta da un video di una telecamera di sorveglianza, lui, nell’automobile nera Alfa Romeo è Matteo Messina Denaro, e lei è Lorena Lanceri. Il boss le tende un sacchetto della spesa, dentro vi è della verdura. Lei, 50 anni, insieme al marito, Emanuele Bonafede, ha ospitato Messina Denaro a casa sua, a Campobello di Mazara, a pranzo e a cena, e si sarebbe adoperata anche come “tramite” dei pizzini. Lei, Lorena Lanceri, nome in codice “diletta”, sarebbe stata legata a Messina Denaro anche sentimentalmente, tanto da alimentare, come emerso da alcuni pizzini, la gelosia di un’altra presunta amante, la maestra Laura Bonafede.

Laura Bonafede

Lei, la Lanceri, rifiuta di essere ritenuta una criminale, e prima della sentenza d’Appello lo ha ribadito e ha dichiarato ai giudici: “Quando l’ho conosciuto io sapevo che si chiamava Francesco Salsi, e così pure quando abbiamo cominciato ad avere una conoscenza intima. Poi, quando ho saputo chi era, nella mia mente comunque ho continuato a percepirlo come la persona che avevo incontrato. Lui mi aveva detto che era perseguitato dalla giustizia e io ci ho creduto. Per me era un periodo difficile sia con mio marito che in famiglia. Avevo problemi anche di autostima e non nego che gli ho voluto bene anche perché io vedo sempre il bene nelle persone. E poi lui con me era gentile e mi faceva stare bene”. In lacrime, Lorena Lanceri ha aggiunto: “Poi lui si è ammalato della stessa malattia di mia madre e ci siamo avvicinati ancora di più. Ma io non sono una criminale, e se vado avanti in questo inferno è solo per l’amore che ho per i miei figli. Del resto non mi interessa più nulla” – ha concluso. Anche lui, Matteo Messina Denaro, sarebbe stato bene e con piacere a casa di lei e del marito, terzo dei Bonafede arrestati dai Carabinieri. 

Una foto lo ha ritratto seduto su una poltrona, con un sigaro e un bicchiere di cognac. E il boss avrebbe ricambiato con affetto e attenzioni. Ad esempio, nel gennaio del 2017 Messina Denaro è stato padrino di cresima del figlio dei Bonafede, al quale si rivolgeva appellandolo “Figlioccio”, e lui rispondeva “Parrino”. E gli regalò un orologio Rolex da 6.300 euro comprato l’11 gennaio nella gioielleria Matranga a Palermo, annotando la spesa in un pizzino ritrovato con su scritto “6.300 orol”. Matteo Messina Denaro ha trascorso almeno una serata a settimana al tavolo del poker. Nei telefoni cellulari sequestrati a Lorena Lanceri è stata infatti scoperta una chat di gruppo su whatsapp intitolata “Pokerino beverino”, a cui hanno partecipato Messina Denaro con il nome di Francesco Salsi, e altre persone. E a proposito del nome “Francesco Salsi”, marito e moglie, Bonafede e Lanceri, hanno raccontato ai Carabinieri, recandosi loro in caserma pochi giorni dopo l’arresto di Messina Denaro: “Abbiamo conosciuto il latitante, ignorando la sua vera identità: ci è stato presentato da un parente come un medico in pensione di nome Francesco Salsi. Con quest’uomo avevamo una frequentazione sporadica”. Il 12 gennaio scorso, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Stefania Brambille, ha condannato Lorena Lanceri a 13 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa, ed Emanuele Bonafede a 6 anni e 8 mesi di prigione per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena, la stessa imputazione inizialmente contestata alla moglie. Poi in secondo grado, lo scorso 6 novembre il sostituto procuratore generale, Carlo Marzella, ha invocato la conferma della sentenza di primo grado.

Teleacras Angelo Ruoppolo