NESSUNA VERITA’ PER AGRIGENTO
La verità non alberga ad Agrigento ma nella terra di Collodi. L’altro giorno abbiamo ascoltato una intervista del nostro sindaco ad una nota emittente. Più che la cornice dello studio colpisce il tono della voce: caldo, saldo, privo di qualsiasi turbamento o emozione. Sicuro, senza titubanza alcuna affronta con assoluta calma i microfoni e i riflettori dello studio radio-televisivo. Risponde alle domande del giornalista con parsimonia e disinvoltura. Non ritiene di giustificare alcunché del suo operato. İ ritardi per lui, sindaco della città capitale della cultura, sono dovuti principalmente per colpa della politica e della burocrazia. İl cosiddetto gioco tra le parti in causa. Per fortuna tutto risolto e la macchina organizzatrice è nelle condizioni di affrontare ed attuare il programma. Alla domanda del perché i due loghi, risponde di essersi adeguato a quanto già fatto dalle città che sono state capitali della cultura nel senso che il Telamone era solo parte integrante del progetto che portò Agrigento a vincere il titolo, mentre il nuovo logo della vocale “A” riguarda l’odierna promozione dei nuovi programmi. Se questa è la giustificazione non si comprende la ragione di mantenere in vita il logo del Telamone. Non per questo è la città dei paradossi. Alla domanda poi dello scempio perpetrato alla villa del Sole risponde da vero eroe avendo salvato dall’insidia delle radici degli alberi la sede dell’İntendenza di Finanza su suggerimento di noti agronomi. A questo punto la gente ha tutto il diritto di conoscere i nomi degli illustri botanici facendo presente che l’incamminamento delle radici è di oltre 180 metri con un dislivello dalla villa al palazzo di finanza di oltre 80 metri. In poche parole le radici degli alberi si sono incamminate superando dopo il tratto della villa le carreggiate delle vie: Europa, Francesco Crispi, Viale della Vittoria e l’area attestante l’edificio. Il sindaco non ha detto che per la realizzazione dell’asilo è stata distrutta una superficie di oltre mille metri quadrati. Infine, alla domanda se ha qualcosa da rimproverarsi ha detto di no. Ci saremmo aspettati almeno un suo pentimento attorno allo scempio della villa, ma lui esclude ogni colpa, anzi ufficializzando di avere operato per il bene della città . Non ammettere e riconoscere le proprie colpe è un imperdonabile errore. A futura memoria.