SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE? AGRIGENTO SI AFFIDA A SAN CALO’ E AI CARABINIERI
di Paolo Cilona
Gli Ordini professionali, finalmente, dopo un lungo letargo, hanno deciso martedì prossimo di darsi appuntamento per affrontare un tema di grande attualità:”Salvaguardia, tutela, valorizzazione del territorio e del relativo patrimonio artistico, architettonico e culturale”. Nessuno di loro e’ sceso in campo in difesa della Villa del Sole. Attorno allo scempio una cornice di silenzio. Il programmato incontro di tecnici, esperti, docenti, medici, persone di cultura e avvocati alla fine dei lavori sarà approvato un documento programmatico da sottoporre poi all’esame dell’Amministrazione comunale per i provvedimenti conseguenziali. Voglio ricordare agli insigni relatori che secondo Michele Martuscelli gli uomini in Agrigento, hanno errato, fortemente e pervicacemente, sotto il profilo della condotta amministrativa e delle prestazioni tecniche, nella veste di responsabili della cosa pubblica e come privati operatori. Come ha scritto un nostro illustre concittadino il prof. Iacono:”Una città male governata e’ di solito una città senza memorie; e una città senza memorie e’ di solito un luogo senza identità. Agrigento, nel suo passato recente, ha fatto proprio questo: ha costruito dove non doveva costruire, ha demolito o lasciato cadere dove doveva restaurare. Chi governa una città volente o nolente, ne e’ suo interprete, buono o cattivo. Ad Agrigento si pratica l’indolenza e viene chiamata pace. E qui vengono incontro le parole pronunciate il 5 settembre 1966 da parte del deputato socialista Filippo Lentini:”Mi consenta, onorevole presidente, che dinanzi a tutto questo, il cittadino che non sia compromesso si senta disarmato, sbigottito, impaurito. A chi si può rivolgere? Non al Genio Civile che permette la costruzione di mostruosi palazzi nelle zone franose; non alla Prefettura cui vengono presentati, se non erro i calcoli in c.a., nei quali ci si accorge subito se essi siano preparati per edifici ai quali e’ stata concessa una licenza di costruzione, o preparati invece per successive deroghe, rispettando tali calcoli a edifici molto ma molto più alti; non al Comune ove stanno coloro, amministratori e buròcrati, che permettono, incoraggiano, sviluppano la grande o la piccola speculazione edile in città e fuori dal perimetro dell’abitato. A chi rivolgersi, onorevole presidente? Alla Sovrintendenza, terribile inavvicinabile al piccolo proprietario, ma tanto tenera con i grossi, con i forti, con chi vanta particolari protezionismi? Non certamente-mi consenta dirlo+ a chi ha il dovere di garantire, di assicurare la giustizia, quando la Magistratura ha bisogno del tempo per istruire le pratiche che possono incriminare l’amministratura comunale, l’amico dell’amministratore. In questo clima, onorevole presidente, non ci meraviglia più niente”.