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MALGOVERNO BLINDATO DA LEGGI INFAMI

Paolo Cilona

L’Italia ha imboccato una strada che non porta da nessuna parte se non in quella della distruzione delle buone regole. Purtroppo in questi ultimi anni il legislatore dell’attuale maggioranza di governo ha sotterrato dal codice penale l’abuso di ufficio, l’interesse privato con la giustificazione di rendere più veloce la màcchina burocratica nella pubblica amministrazione. A mio modo di pensare e di agire detta giustificazione contrasta in modo palese con l’efficienza, la trasparenza e il rispetto nei confronti del cittadino. Il dirigente, il burocrate, il burosauro, il boiardo,  ha il dovere di decidere e di firmare gli atti sulla base delle leggi, dei regolamenti e secondo la propria coscienza di servitore dello Stato. Ogni altra considerazione va riposta al dirigente non all’altezza del compito assegnato. Da qui la consapevolezza di trovare dietro gli sportelli persone alle quali i cittadini e gli utenti di fronte magari ai loro atteggiamenti, ai loro comportamenti e a volte stridenti nell’arbitrio, e nella  discrezionalita’, non hanno possibilità a chi rivolgersi. La notizia che mercoledì si iniziera’ a votare la legge sul danno erariale per fare superare la “paura della firma” da parte degli amministratori, dei dirigenti, dei funzionari  o dei preposti alla firma degli atti pubblici, si inquadra in  un  disegno politico strategico generale di escludere dalla responsabilita’ personale del danno arrecato alla pubblica amministrazione. Tutto questo vuol dire che nessuno potrà essere citato in giudizio o sottoposto al vaglio della Corte dei Conti per avere causato un danno erariale. Ma la cosa più assurda da parte delle forze politiche della maggioranza e’ quella di esonerare dal danno erariale i pubblici dipendenti (amministratori, dirigenti, funzionari, ecc.ecc.) e di contro responsabilizzare i magistrati rei di aver disposto la custodia cautelare su un imputato poi prosciolto. L’assurdo nell’assurdo.  E così in questi giorni qualcuno ha avanzato un ritorno al passato con il riprìstino delle Commissioni provinciali di controllo sugli atti dei comuni e delle province per mettere fine alla facile spesa.