C’E’ UN’AGRIGENTO CHE NON ATTENDE “I GIGANTI DELLA MONTAGNA” REGIONALI
(di Diego Romeo) Come si fa, coi tempi culturali che corrono, a stare senza Pirandello, Cechov e Giorgio Gaber? Tra gli altri evidentemente. Ci ha pensato a farci star bene (senza la canzone di Analfino) l’attore agrigentino Enzo Minaldi che insieme a Francesco Brocato ha messo in scena un intenso potpourry dal titolo joneschiano “La sedia”. Location d’obbligo per queste “disperatamente necessarie” performances, il teatranima lab che si è imposto da tempo come utile variante per un teatro libero e incisivo sulla scia consolidata del PostaVecchia e dell’Empedocleo con il “teatro da camera” di Mario Gaziano. Tutta gente che non attende che il governatore Schifani (coi suoi Giganti della montagna) allarghi i cordoni della borsa e certamente rammaricandosi che persone deputate a interpretare l’Agrigento capitale , siano costrette a dimettersi o costrette a cadere come birilli senza quel rispetto etico dovuto. Prendiamo atto magnificamente che esiste un’Agrigento che prosegue imperterrita e tiene alto il “buon senso” fuori da ideologie e camarille che si straziano di baci velenosi. La messinscena di Minaldi è molto allusiva fin dal titolo (La Sedia) messo al singolare per il dovuto rispetto al plurale “Le sedie” di Ionesco e ne viene fuori uno spettacolo di un’ora e 15 minuti dove non c’è catarsi mentre la tragedia è sempre annunciata. Come nel sempiterno “ L’uomo dal fiore in bocca” dove Francesco Brocato è l’avventore e come nell’ironico -sarcastico “Il tabacco fa male” di Cechov che in anni lontani persino Vittorio De Sica portò in TV. E poi, nel finale, Giorgio Gaber il cui ricordo rimane sempre lancinante col suo epitaffio “libertà è partecipazione”. Un avvertimento che ancora oggi e soprattutto nella nostra Agrigento rimane poco praticato. A nostro parere uno spettacolo che nel giorno dei funerali del nostro concittadino attore Nino Bellomo può “sottolineare simboli” e “indicare strade” anche oltre un 2025 esasperante e dannatissimo:
