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I “privilegi sanitari” di Matteo Messina Denaro

Depositate le motivazioni della sentenza di condanna di un tecnico radiologo presunto fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro. Ecco quanto emerge.

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Marco Gaeta, ha depositato le motivazioni per le quali lo scorso 17 gennaio ha condannato, in abbreviato, due presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro: Cosimo Leone, 8 anni di reclusione, per il sostegno sanitario al boss, e Massimo Gentile, 10 anni, per avergli prestato l’identità. Gaeta rileva che il ricovero di Messina Denaro, malato di tumore, è avvenuto in tempi eccezionalmente rapidi, addirittura il giorno prima di quello programmato. E ciò con l’aiuto di Leone, tecnico radiologo all’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo. Con l’identità di Andrea Bonafede, la mattina del 6 novembre del 2020, il giorno dopo la richiesta firmata dal medico Alfonso Tumbarello, e due giorni dopo la diagnosi di tumore al colon, Messina Denaro fu visitato dal dottore Giacomo Urso all’ospedale “Abele Ajello”, dove fu accompagnato dal cugino omonimo di Bonafede. Dopo la visita, Urso ha scritto un referto con cui rilevava la neoplasia, consigliava un intervento resettivo in laparoscopia e predisponeva il pre-ricovero per il 10 novembre, nel reparto di chirurgia dell’Ospedale di Mazara del Vallo. E il ricovero fu anticipato al 9 novembre. Anche l’esame con la Tac, dal 20 novembre fu anticipato al 17 novembre e poi al 10 novembre. L’intervento il 13 novembre. E il giudice Gaeta sottolinea: “E’ una celerità di cui nessun semplice cittadino gode da quelle parti, ma che è stato riservato ad uno dei principali protagonisti dei più gravi fatti di sangue perpetrati da Cosa Nostra”. Il cd della Tac, trovato nell’ultimo covo del boss a Campobello di Mazara, gli fu consegnato da Cosimo Leone, come lui stesso ha confermato sotto interrogatorio al processo, e con altrettante celerità, peraltro in periodo covid, novembre 2020, con l’Italia in un secondo lockdown. E non solo. Il giudice Gaeta prosegue e scrive: “Cosimo Leone ha reso un aiuto concreto e consapevole alla latitanza di Matteo Messina Denaro procurandogli un telefono cellulare e una scheda telefonica ‘pulita’, così da potere utilizzare un nuovo canale di comunicazione verso l’esterno, in un momento assai delicato, non solo per lo stato di salute del latitante, ma per l’intero assetto e per gli equilibri interni di Cosa Nostra”.

teleacras angelo ruoppolo

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