“DESIATA”: UN BELL’ESEMPIO PER LA PRESENTAZIONE DI LIBRI AD AGRIGENTO
testo e foto di Diego Romeo
La prefettura di Agrigento ha aperto i suoi saloni per la presentazione del libro “Desiata” di Antonella Marascia (Multiverso Edizioni). Una proposta culturale voluta dal prefetto Filippo Romano che in tandem con la scrittrice Catia Catania ha interagito con l’autrice Marascia nata a Lepanto da genitori siciliani e cresciuta a Mazara del Vallo dove vive attualmente. E da dove prende l’avvio la storia che racconta in “Desiata”, un romanzo presentato (con letture di Eva Di Betta) senza quelle troppe albagie culturali cui solitamente assistiamo ma con quella precisione “casalinga” dei problemi reali che quì sono sempre alti e si riferiscono a uno degli “olocausti familiari” che non sono solamente appannaggio del “secolo breve” (la vicenda è datata 1904) e che attengono al tragico “eterno presente” del femminicidio. “Una storia vera incisa nel vento” suggerisce l’editore di “Multiverso” che con grande stile impagina questa storia illustrandola con foto vintage dell’ambiente mazzarese e con preziosi rimandi grafici dove si percepisce lo stormire delle foglie portate dal vento che a scorrere l’indice sottolinea con la forza di un grecale o con la tiepida carezza del “vento di mezzogiorno” (un vento antico, un vento femmina) il dilatarsi della storia di Desiata “figlia di don turi Tramontana e donna Nina, sono la moglie di Vanni” che poi l’ucciderà il giorno della festa di San Vito. “Mia nonna Maria – spiega la cuntatrice, così ama definirsi – ci raccontò un frammento di questa storia quando avevo 20 anni. Una ragazza giovanissima aveva sposato contro la volontà dei genitori un uomo, Vanni, che si era rivelato violento e la uccise nel corso del Festino di San Vito, perché lei aveva tagliato in mille pezzi la foto della prima moglie”. La mia famiglia a coro unanime mi invitò a scrivere di Desiata. Avevo pochi elementi e cominciai una ricerca che si rivelò molto fruttuosa perché alla Biblioteca Fardelliana trovai tutto il fascicolo del processo per l’omicidio, ma anche quello del tentato rapimento”. Desiata, infatti, stanca delle violenze del marito, si rifugiò a casa dei genitori. “A quei tempi – prosegue Marascia – gli uomini non uccidevano le mogli, ma le picchiavano, le soggiogavano. Ama l’omu to cu li vizi so, il matrimonio era per sempre”. Una storia vera incisa nel vento, recita la copertina: “I venti sono metafore, dànno voce, colore e descrizione ai vari personaggi. Ma ci sono anche i fenomeni naturali tipici di Mazara a narrare cronologicamente, in quattro capitoli, la storia di Desiata”. L’altra sera nel salone della prefettura alla fine i convenuti si sono alzati tutti in piedi per un applauso in memoria di Desiata mentre su un grande schermo scorrevano le immagini, le voci , i canti toccanti curati da Miriam Tumbiolo e la collaborazione degli autori UIF Sicilia a cura di Castrenze Ezio Fiorenza