AGRIGENTO RICORDA ENZO LAURETTA
TESTO E FOTO DI DIEGO ROMEO
Un altare, piuttosto che un libro, questo scritto da Stefano Milioto: “”Ritratto di Enzo Lauretta”.. Un piccolo altare innalzato e dedicato in stile molto personale alla figura di Enzo Lauretta, intellettuale, politico democristiano, sindaco di Agrigento. Lauretta stabilitosi da giovane ad Agrigento (era nato a Pachino) fu l’interprete memorabile di una cultura che si attagliava alla agrigentinità non solo arando i campi pirandelliani ma anche quelli del folclore, del teatro, dell’amministrazione comunale e provinciale, del dialogo democratico con paesi allora comunisti come la Cecoslovacchia e l’Ungheria. Non sono mai stati più replicati gli scambi culturali e teatrali attuati da Lauretta che portarono il Piccolo Teatro pirandelliano (di cui fu fondatore) a Svitavi in Cecoslovacchia dove “il Piccolo” rappresentò “La Giara” in dialetto siciliano e con il teatro di Svitavi che venne poi ad Agrigento a rappresentare in ceco “La Giara”. Lo stesso accadde per “Il berretto a sonagli” raprresentato dal Teatro nazionale di Budapest ad Agrigento e poi a Palermo con la presenza degli ambasciatori dei due paesi. E che dire del Convegno pirandelliano annuale che per decenni ha richiamato ad Agrigento circa 700 studenti da ogni parte d’Italia. Convegno che poi fu dimenticato dalla masnada dei post democristiani impegnati nei cambia casacca e nel nascondimento in cespugli e liste civiche.. Un convegno che fu raccolto al volo dal sindaco di Palermo Orlando che ne intuì l’importanza e dove tuttora si svolge. E ancora la Sagra del mandorlo in fiore da lui promossa e che oggi nessuno ha l’attitudine di innovare e irrobustire. Persino il premio “Cinema narrativa” sempre da lui “inventato” è stato costretto ad emigrare a Palermo. Oggi la capitale della cultura annaspa, gioca con i simboli e straparla della saggezza greca, della giustizia del diritto romano ( scempio di “Villa del sole”) mentre la “luce della rivelazione” non attraversa le oscurità della cattolicissima Girgenti che oggi dimentica i malati psichici, si fa pregare per l’assistenza ai disabili confermando la sua mediocre passione civile che è datata fin dall’allora “scandalo del manicomio” che solo Domenico Modugno riuscì a intercettare inchinandosi verso i più deboli con un suo personale “concerto per i matti” al Palasport di Agrigento. Questi erano i tempi che attraversò Enzo Lauretta mentre oggi la passione civile dimentica le catene in cui si avvolse Lillo Miccichè per protestare contro la mancanza d’acqua, i digiuni di Paolo Cilona che poi, allo stremo,veniva preso con la forza dai suoi amici e portato in ospedale. Oggi qualche esponente appassionato della piccola borghesia innalza gazebo dove le sigle partitiche appaiono e scompaiono secondo gli umori palermitani e romani. Un sollecito di attenzione che scivola come acqua fresca su un ceto medio che si crede borghesia e vota anno dopo anno persone perbene dietro la cui facciata si mantiene lo status quo.. Per fortuna l’altra sera alle Fabbriche Chiaramontane che ospitavano la presentazione del libro di Milioto, c’era l’on. Democristiano Lillo Pumilia che era stato buon amico di Lauretta e non ha esitato, quasi una liberazione, a ricordarne episodi politici e culturali . Il presidente della Fondazione Orestiadi, ha sottolineato l’importanza del suo contributo alla vita culturale e politica di Agrigento, ricordando come Lauretta abbia servito la città anche nei ruoli di sindaco e presidente della provincia. Aspetti sottolineati da Beniamino Biondi moderatore e Rino Caputo relatore per il mondo accademico e letterario “Un maestro di cultura” hanno definito Lauretta la presidente del Centro Studi pirandelliani Carmela Pace e la direttrice Gilda Pennica mentre Stefano Milioto visibilmente commosso e in poche parole lo ha riassunto in “figura poliedrica”. Adesso non ci rimane che aspettare e valutare quanta sollecitudine avrà, chi di dovere, per intitolare una strada o una piazza a Enzo Lauretta.