Inchiesta DDA su Sciacca: 9 avvisi conclusione indagini
La Procura antimafia di Palermo notifica nove avvisi di conclusione indagini preliminari a Sciacca. I dettagli sull’inchiesta sfociata nel blitz dello scorso 11 luglio.
Lo scorso 11 luglio la Guardia di Finanza di Palermo e Sciacca, su delega della Procura antimafia di Palermo, ha arrestato a Sciacca sette indagati: Domenico Friscia, 61 anni, presunto nuovo reggente della famiglia mafiosa di Sciacca, Domenico Maniscalco, 59 anni, morto vittima di infarto lo scorso 7 ottobre in carcere a Voghera, Giuseppe Marciante, 37 anni, Michele Russo, 45 anni, Maurizio Costa, 64 anni, originario di Favara, già dirigente regionale della Protezione civile, Vittorio Di Natale, 49 anni, già candidato al Consiglio comunale di Sciacca, e Rosario Catanzaro, 65 anni.
Tra i 22 indagati complessivi anche Giuseppe Frangiamone, 36 anni, di Agrigento, Michele Galluzzo, 52 anni, di Sciacca, e Antonina Friscia, 79 anni, di Sciacca, ai quali si contesta il reato di favoreggiamento allorchè avrebbero aiutato un indagato, poi deceduto, a eludere le investigazioni. Ebbene adesso la stessa Procura ha notificato ai nove altrettanti avvisi di conclusione delle indagini preliminari, anticamera dell’istanza di rinvio a giudizio. Gli si contestano a vario titolo i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti. Dall’inchiesta è emerso, tra il 2020 e il 2023, un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca soprattutto nel settore degli appalti, in particolare costruzioni e movimento terra, con costanti tentativi di inserimento con i sub-appalti e le forniture. Ed ancora: condotte estorsive, di illecita concorrenza con minaccia o violenza, e di usura in danno di imprenditori estranei alla cerchia fiduciaria del presunto capomafia, Domenico Friscia. Tra le grinfie presunte criminali sarebbero stati i lavori relativi al depuratore, la rete fognaria, l’area portuale e l’hub vaccinale di Sciacca. Poi l’asilo comunale di Menfi, lo sgombero e ripristino del manto stradale nel Comune di Lucca Sicula, il ripristino della pavimentazione stradale di collegamento in alcune contrade del Comune di Caltabellotta, e l’intervento di recinzione dell’area posta sotto sequestro giudiziario a Scala dei Turchi a Realmonte.
Nel mirino, infine, le elezioni comunali di Sciacca del 2022. In tale contesto, il presunto boss, Domenico Friscia, con l’intermediazione di Rosario Catanzaro, avrebbe incontrato il candidato al Consiglio comunale Vittorio Di Natale, per garantirgli appoggio politico, configurando il reato di scambio elettorale politico – mafioso. A Maurizio Costa si contesta di avere agevolato in vari modi, anche attestando il falso, l’aggiudicazione di commesse all’imprenditore Giuseppe Marciante, nipote del presunto capomafia Friscia, ottenendo in cambio delle utilità come l’esecuzione gratuita di lavori nella propria abitazione.
Il primo agosto scorso il Tribunale del Riesame, accogliendo il ricorso del difensore di Costa, l’avvocato Fabrizio Di Paola, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e lo ha scarcerato, riscontrando la non sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e la non ricorrenza delle esigenze cautelari.
teleacras angelo ruoppolo