QUANTA TRISTEZZA IL “PRESEPE VIVENTE” DI MONTAPERTO
di Paolo Cilona
Quanta tristezza al cospetto del quartiere destinato al cosiddetto “presepe vivente” a Montaperto. Strade, vicoli, cortili fatiscenti, abitazioni malsane e cadenti. Una trovata importante sul piano del richiamo turistico-culturale a favore di una borgata allora sorretta dalle sole risorse agricole. Migliaia di persone in questi giorni hanno visitato dei posti che per fortuna non esistono più. Stalle, recinti per animali domestici, antichi catoi privi di servizi igiènici, di luce elettrica, giunta questa solo nel 1952. Oggi le cose sono diverse e questo ci fa pensare la povertà di un popolo soggiogato dai proprietari terrieri. Battaglie, lotte dei contadini, occupazioni delle terre. Seguendo la nostra memoria si intravede un lungo cammino fatto di conquiste sul campo sindacale, politico, e sociale. Oggi quel quartiere di Montaperto ci rappresenta un passato di assoluta miseria ed arretratezza. Per quanto riguarda gli stand con l’esposizione e l’offerta di antichi prodotti come ricotta, fette di pane con gocce di olio di oliva, di sfinge fritte, minestre di verdure, di formaggi tìpici, bicchieri di latte di mandorla, sono gli ingredienti offerti dagli organizzatori dietro pagamento del biglietto d’ingresso di cinque euro. Una iniziativa tutto sommato piacevole.