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IL CORTILE DEGLI ARAGONESI E IL CORTILE DEGLI AGRIGENTINI DOVE L’”HOMO QUIDAM” NON HA LETTO UN LIBRO

Testo e foto di Diego Romeo

Ci voleva per Agrigento questa “vastasata” di Ignazio Buttitta “U curtigliu di li raunisi” che coincide con il rischio “vastasate” che sta costellando la “capitale della cultura”. Ci voleva per ricordarci in maniera liberatoria le nostre tradizioni e che volendo potrebbero essere utili alla città come terapia ricreativa. Risibile rintuzzare le narrazioni che i grandi giornali sono stati costretti a fornire su questa “capitolazione” di Agrigento in fatto di cultura. Ne converrà pure l’homo quidam agrigentino che tempo fa sul suo blog firmato confessò di non aver letto un libro col rischio, oggi, di diventare lui stesso una attrazione culturale, un fenomeno da baraccone che occorrerebbe segnalare ai turisti. Potrebbe anche chiedere un ticket. Da questa cultura provengono certe reazioni dell’ultimora che ricordano la temperie del dopo frana 1966 quando si cercò di bruciare il Genio Civile e progettando perfino di far saltare i templi che per cautela furono messi sotto protezione delle forze dell’ordine. Questo il fact-checking di quegli anni ma se oggi tira l’aria del “dopo frana 1966” non si fa altro che confermare come la nostra cultura sedimentata sia ancora raccogliticcia e borbonica. Quindi una occasione da non perdere questa “vastasata” che la Compagnia degli Aromi ha messo in scena al “Posta Vecchia”. Una compagnia di attori brillanti, esagitati al punto giusto e “facchini” quanto basta a strappare un sorriso, amaro e dolce, ironico e mai sguaiato. I primi a divertirsi sono loro, gli attori diretti da Franco Colletti e Franco Mangiapane: Teresa Fidanza, Marilena Mattaliano, Antonio Colletti, Cinzia Gurreri, Alfonso Di Maria, Gaspare Forte, Giusi Ferraro, Alfonso Setticasi, Franco Mangiapane, costumi di Maria Concetta Sicurella, musiche di Irene Buttafuoco e Gigi Loria. La messa in scena è rigorosamente didascalica ai dettami di Ignazio Buttitta, cosa che si evince dalle note di sala:”Vastasata in tre atti di autore ignoto rielaborata da Ignazio Buttitta. La commedia scritta nel 700 narra della vita del popolo palermitano in quell’epoca ed è inframezzata da poesie e musiche che si rifanno alla tradizione rinascimentale siciliana”. Di per sé la vastasata è uno spettacolo “ di non troppo odorato buono perché per lo più pieno di sentimenti vili e spesso indecenti”. Solo che la Compagnia degli Aromi ce li porta su un vassoio che sarebbe “vastaso” rifiutare. Da rimandare al “portatore” quelle fetide agrigentine.

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