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“Omicidio Lorena”: le motivazioni dell’ergastolo

Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo a carico dell’infermiere che ha ucciso la fidanzata, il medico di Favara, Lorena Quaranta.

Lo scorso 24 novembre è stata confermata, nel secondo processo di secondo grado, la condanna all’ergastolo a carico dell’assassino del medico di Favara, Lorena Quaranta. Il precedente 21 luglio, la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna all’ergastolo inflitta in Appello, invitando i giudici di secondo grado a valutare la concessione delle attenuanti generiche legate allo stato d’ansia da periodo covid. La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, nonostante la Procura Generale avesse riconosciuto le attenuanti da stress covid, ha valutato e ha risposto: “Nessuna attenuante. Confermiamo l’ergastolo”, per Antonio De Pace, 33 anni, l’infermiere calabrese che la notte del 31 marzo del 2020 ha ucciso la fidanzata, il medico Lorena Quaranta, 27 anni, di Favara, nella loro casa a Furci Siculo”. Ebbene adesso la stessa Corte calabra ha depositato le motivazioni della sentenza. E tra l’altro ha scritto: “La Corte non ravvisa nella condotta tenuta dall’imputato – prima, durante e dopo il grave fatto omicidiario – alcun elemento di carattere positivo in grado di influenzare la determinazione della pena”. E poi, in riferimento allo stress da covid e alla paura del contagio, la Corte calabra scrive: “Forse troppo rilievo è stato dato a questo aspetto a fronte di elementi che depongono in senso contrario, quali l’incontro con l’amico il giorno prima, l’abbraccio con la fidanzata al suo rientro, la cena consumata insieme e finanche il film insieme sotto le coperte. Questi descritti sono tutti comportamenti che ridimensionano la portata dello stress da covid di cui era portatore l’imputato”. Poi i giudici rilevano la mancanza di ravvedimento e di un atteggiamento collaborativo, e scrivono: “Questo comportamento mal si concilia con una resipiscenza mai manifestata quasi a non comprendere appieno il disvalore del fatto in sé aggravato dall’esistenza di un rapporto sentimentale. De Pace non ha acconsentito ad alcuna delle persone e dei sanitari con i quali ha avuto colloqui di comprendere quello che è accaduto la notte in cui si è consumato l’omicidio. I suoi ‘non ricordo’, senza alcun pentimento non consentono alcuna benevola considerazione”.

teleacras angelo ruoppolo

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