“Sistema Saguto”: requisitoria secondo processo Appello
La Procura Generale di Caltanissetta invoca sei condanne nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Saguto”. I dettagli.
L’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Saguto”: il 19 ottobre del 2023 la Cassazione ha confermato le condanne inflitte dalla Corte d’Appello di Caltanissetta il 24 febbraio del 2022 per, a vario titolo e in particolare, corruzione e concussione. Il verdetto è definitivo, e quindi esecutivo, per i capi d’imputazione, soprattutto i più gravi di corruzione e concussione, confermati dalla suprema Corte che, invece, per altre contestazioni, di minore rilievo e in parte prescritte, ha annullato le pene inflitte rinviando la trattazione ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Caltanisetta. Il rinvio ai giudici di secondo grado sarebbe stato funzionale solo a rideterminare l’entità della pena rivalutando le contestazioni di reato oggetto del rinvio. Dunque adesso, al secondo processo d’Appello, la Procura Generale di Caltanissetta, rideterminando le condanne condividendo le indicazioni della Cassazione, ha invocato a carico di Silvana Saguto, ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo poi radiata dalla magistratura, 8 anni, 2 mesi e 15 giorni di carcere. Poi per il marito di lei, Lorenzo Caramma, 6 anni, 1 mese e 5 giorni di reclusione. Per il tenente colonnello della Guardia di finanza Rosolino Nasca, già in servizio alla Dia, Divisione investigativa antimafia, di Palermo, 2 anni e 8 mesi. Per Nicola Santangelo, amministratore giudiziario, 4 anni. Per il docente universitario Carmelo Provenzano 6 anni e 8 mesi. Per l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, amministratore giudiziario, 6 anni, 9 mesi e 5 giorni. Tra le motivazioni addotte dai giudici che si sono susseguiti tra il primo e il secondo grado di giudizio si legge: “Silvana Saguto poteva contare sistematicamente sulla disponibilità dell’avvocato e amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, e poi del professor Carmelo Provenzano, ex docente alla ‘Kore’ di Enna e amministratore giudiziario anche lui: soggetti comprensibilmente inclini ad assecondare le pretese della Saguto per conseguire vantaggi che non sarebbero spettati. In sintesi, lei avrebbe affidato gli incarichi delle amministrazioni giudiziarie, e loro avrebbero ricambiato con favori di vario genere. Non era un’associazione a delinquere, ma un patto corruttivo permanente”. E poi: “Le risultanze delle indagini hanno dimostrato come la principale fonte di reddito di Lorenzo Caramma, ingegnere e marito di Silvana Saguto, negli anni dal 2006 al 2015 siano proprio i compensi corrisposti da Cappellano Seminara quale libero professionista e quale amministratore giudiziario. Cappellano Seminara non riceveva lucrosi incarichi dalla Saguto per le sue indiscusse capacità professionali quanto invece perché lo stesso poteva ricambiare attraverso il conferimento di incarichi al marito e attraverso le dazioni di utilità indebite. E il docente Carmelo Provenzano otteneva incarichi dagli amministratori nominati dalla Saguto, e in cambio si sarebbe adoperato per spianare la strada universitaria al figlio di lei Emanuele, e aiutarlo a raggiungere l’agognato traguardo della laurea. Pertanto le amministrazioni giudiziarie sarebbero diventate agenzie di collocamento di amici, parenti o persone segnalate dalla giudice Saguto e dai vari amministratori giudiziari nominati”.
teleacras angelo ruoppolo